La macchina del sistema di sviluppo, che in qualche modo ha messo anticipatamente in moto il Covid-19, è destinata ad alimentare il progresso del futuro. La pandemia ha solamente anticipato l’ingranaggio, che comunque sarebbe partito e che porterà a una vera e propria rivoluzione tecnologica. Questo però costituisce solo un punto d’inizio, in quanto è assolutamente fondamentale cambiare le basi culturali e il modo di vedere in tal senso. L’innovazione deve diventare un valore condiviso a tutti i livelli organizzativi, in maniera tale che tutte le aziende, anche quelle più piccole, possano competere utilizzando e sfruttando le loro capacità. La crisi sanitaria ha portato tante realtà industriali, piccole e grandi, all’utilizzo dello smart working e ci ha condotti verso le relazioni lavorative virtuali, consentendo un notevole risparmio di tempo, di energie e di denaro. Degni di nota sono i notevoli benefici ambientali che si sono avuti. Quando si parla di Open Innovation, a cosa ci si riferisce esattamente?

L’Open Innovation è un nuovo modo di concepire, che si distacca totalmente dalla ormai obsoleta Closed Innovation, dove tutte le attività di ricerca e di sviluppo sono condotte e sviluppate nel perimetro aziendale e la trasformazione dei prodotti e dei servizi è circoscritta alla creazione di brevetti e limitata da diritti riservati. La Open Innovation introduce un concetto di lavoro completamente differente, prevedendo una sorta di totale apertura, sia a idee e soluzioni che arrivano dall’interno dell’azienda, sia a innovazioni che arrivano dall’esterno. La realtà aziendale italiana è formata da tante piccole realtà e con una soluzione così finalmente anche le piccole industrie possono trovare la loro giusta dimensione in fatto di risoluzione e innovazione…

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©Mangialibri

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