Vi regaliamo un piccolo estratto di Una farfalla su Marte, il racconto di Federico Vergari contenuto all’interno di Vittorie Imperfette.

Cinquecento giorni. Di pausa. Anzi per esser precisi 503 giorni.

500 giorni sono una misura di tempo lunga e parecchio anomala. Spesso usata per raccontare prigionie, guerre, astinenze o altri infortuni. È quasi un anno e mezzo. Cinquecento giorni li impiegherebbe oggi un modulo spaziale per raggiungere Marte. Per partire dalla Terra, entrare nello spazio profondo e atterrare sul pianeta rosso. Quello stop che qualcuno ha chiamato buco nero è bello immaginarlo come un opposto spaziale: un pianeta. Un mondo nuovo da fare proprio. Una terra non dove cercare sorprese o altre forme di vita, ma piuttosto dove ritrovare la propria forza d’animo e la propria routine.

Una normalità dentro cui tornare a fare sogni, progetti e programmi come questo.

Riposo forzato.

Medici.

Visite.

Chirurghi.

Fisioterapia.

Allenamenti.

E poi di nuovo.

Più e più volte, affrontare le paure, rimettere il piede per darsi lo slancio, provare e riprovare figure, salti e passaggi, tra cui anche quello che ti ha fatto saltare il tendine. È qui che in fondo si nasconde la magia dello sport e la grandezza degli atleti vincenti. Il saper ridare fiducia al proprio corpo in momenti in cui tutti gli altri si accontenterebbero di essere tornati in piedi.

503 giorni dopo, quel viaggio iniziato in Canada si conclude in Australia, a Melbourne. Qui Vanessa torna alle gare e soprattutto torna alla vittoria. Riassapora qualcosa che conosce già, molto bene, e che non aveva dimenticato. Sono passate mezzo migliaio di mattine e altrettante notti, ma a vederla in gara non sembra passata nemmeno un’ora da quell’incidente.

A molti – causa fuso orario – è lei a dare la notizia grazie a Twitter. È la mattina del 24 febbraio:

«Buongiorno Italia! Oggi il risveglio è d’oroooooo. Prima gara dopo un periodo veramente difficile… Salite a bordo perché vi porto sul gradino più alto». Ma noi a bordo ci siamo già. Le cinture le abbiamo allacciate al momento del decollo verso Marte.

Perché sfidare il destino un’altra volta e ricominciare? È come la storia del bruco che pensa di essere giunto alla fine del mondo, ma per il resto del mondo quella fine ha un nome preciso: farfalla. Proprio come il  soprannome di Vanessa, la farfalla di Orzinuovi.

Articoli consigliati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *