Di Paolo Minervino

“6957. Germogli sotto la neve” è un’opera straordinaria che, a sorpresa, arriva dalle mani di una giovane autrice, Alice, la cui sensibilità e maturità nel trattare temi così complessi e dolorosi lasciano davvero senza parole. Ho avuto il privilegio di conoscere Alice di persona e posso dire con certezza che la sua scrittura riflette non solo una straordinaria profondità emotiva, ma anche una lucidità rara, che sorprende ancora di più se si considera la sua giovane età.

La storia di Myriam, figlia di un famoso notaio romano, e della sua sorellina Naomi, deportate ad Auschwitz, è raccontata con una delicatezza che non rinuncia mai alla verità cruda della tragedia. La giovane protagonista si trova sospesa tra la vita e la morte, un’esperienza che Alice descrive con una forza che ti travolge, senza mai scivolare nel sensazionalismo, ma mantenendo sempre una sobrietà che conferisce autenticità a ogni parola. È proprio questa capacità di raccontare la sofferenza e la speranza con una tale intensità che rende il libro indimenticabile.

Ciò che rende questa storia ancora più speciale è l’incontro tra Myriam e Alexander Mayer, un ufficiale nazista, e il suo sottoposto Albert Dach. Alice esplora magistralmente la possibilità di umanità anche in un contesto disumano come quello del campo di concentramento, mettendo in gioco relazioni complesse come quella tra padre e figlio, rappresentata nella figura di Alexander e suo padre, il gerarca nazista Christoph Mayer. Il modo in cui Alice affronta il conflitto tra l’individuale e il collettivo, le aspettative familiari e il peso della memoria storica, è straordinariamente maturo per una scrittrice così giovane.

Leggere “6957. Germogli sotto la neve” è stato un viaggio emozionante e potente, che invita a riflettere su temi universali come l’amore, la speranza e la lotta per la vita, anche nelle circostanze più disperate. La scrittura di Alice è impeccabile: profonda, lucida, eppure capace di cogliere l’emozione pura in ogni frase. Questo libro è una testimonianza della sua capacità di penetrare l’animo umano e di restituirne la complessità con una maturità che non è affatto comune, nemmeno tra autori più esperti.

Concludo dicendo che “6957. Germogli sotto la neve” è una lettura che trascende la semplice narrazione storica. È un’opera che tocca nel profondo, che fa riflettere e che lascia un segno indelebile. Senza alcun dubbio, merita le cinque stelle e sono felice di poter dire di conoscere di persona Alice, una scrittrice dal futuro brillante e che, sono sicuro, continuerà a sorprenderci con la sua straordinaria capacità di raccontare storie che parlano all’anima.

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